#BACHECAPOSITIVA

25 NOVEMBRE SENZA RETORICA

f7604f71 fa28 4280 8bdb ed3f6b3dce1aLa nostra bacheca positiva, in occasione di una giornata come quella dedicata all'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, ha voluto dare voce ad una mamma coraggiosa, ad una donna che sceglie di non scendere in piazza a manifestare con slogan che purtroppo non bastano a contrastare il fenomeno e poco aiutano le vittime di violenza.
Gigliola Bono mamma di Monia uccisa a 19 anni da chi non ha saputo accettare un NO, è anche Consigliere e fondatore dell'UNAVI (Unione Nazionale Vittime ). Da quasi trent'anni ogni giorno, non solo il 25 novembre, è al fianco delle vittime e porta il suo esempio tra i giovani nelle scuole per sensibilizzarli a comprendere il rispetto dell'altro e il valore della vita umana.Ecco le sue parole...

Federica De Pasquale


"Mi fa un po' rabbia pensare che questa attenzione sulle vittime sia incentrata solo su un giorno, visto che gli altri 364 le vittime vivono quasi sempre momenti di solitudine, di dolore e d'isolamento.
Ho vissuto e sto vivendo sulla mia pelle tutto questo essendo la mamma di una ragazza morta per mano di un ragazzo a soli 19 anni. Ho perso mia figlia in questo modo atroce nel 1989 e da allora qualcosa è cambiato, ma in peggio.
Gli omicidi e le violenze ormai sono all'ordine del giorno, per le vittime sopravvissute e i famigliari di quelle che non ci sono più le Istituzioni sono inesistenti, come se il problema non esistesse.
Basti pensare che ancora oggi ( come lo è stato per me ) le mamme devono andare da sole in una sala mortuaria a riconoscere il corpo di una figlia, senza nemmeno un supporto psicologico, tutto questo è terribile !

Mi chiedo perché tutta questa violenza?

Probabilmente il centro di tutto questo orrore  credo vada cercato nella comune incapacità di amare, in un "analfabetismo emotivo" che caratterizza il nostro tempo, in una violenza sempre più sottile e sempre più allargata a ogni strato delle nostre vite, a ogni relazione e nella perdita del senso di sacralità della vita, ogni vita.

È ora di guardare il fenomeno della violenza da un punto di vista che permetta di  vedere l'insieme e non solo una parte, se pur più estesa, uscendo  dalla retorica e da un'ideologia che impedisce, alla fine, di salvare davvero le persone e non solo le donne, ma le persone!
Questo è quello che cerco di far io, comprendere girando nelle scuole e parlando con i giovani,  perché sono fermamente convinta che è nelle scuola che si trova il terreno fertile per piantare quel seme che si chiama rispetto per la vita e per gli altri.

Bisogna insegnare a questi ragazzi che la loro libertà finisce dove inizia quella degli altri, bisogna far capire che un NO può essere costruttivo e non è solo una negazione, bisogna far capire che non tutto è dovuto e che qualche volta si può anche perdere nella vita, ma che non è la fine del mondo, anche questa è un'esperienza che insegna a rialzarsi, a continuare al meglio e più di prima.

In tutto questo processo culturale ed emotivo c’e’ bisogno della collaborazione delle Istituzioni della scuola, un luogo dove i nostri figli passano la maggior parte del loro tempo e dove si confrontano le opinioni, ma anche a livello legislativo bisogna fare qualcosa :

1) Istruire e sensibilizzare  maggiormente le Forza dell’Ordine in modo da capire immediatamente i pericoli che una donna corre dal momento della denuncia, senza se e senza ma, così da agire tempestivamente per metterla in sicurezza subito.
2) Un grande problema delle vittime è il post dramma, non possono essere lasciate da sole, senza assistenza, senza supporti,  allo sbando. Io in 30 anni non sono mai stata avvicinata o aiutata da nessun organismo Istituzionale, nessun soggetto della Pubblica Amministrazione che mi abbia chiesto “ hai bisogno di qualcuno o qualcosa? “.
3) La mancanza di volontà dello Stato nel riconoscere seriamente lo status di vittima di reati violenti. Le vittime vengono dimenticate dallo stesso Stato che dovrebbe proteggerle.
4) Nonostante le leggi vi è la mancanza di certezza della pena.

Chi sbaglia deve pagare, solo così chi ha commesso un reato potrà rendersi conto di quello che ha fatto e iniziare un percorso di recupero. Non si può permettere a chi ha commesso un omicidio di beneficiare del rito abbreviato e delle attenuanti generiche, che attenuanti può avere un omicidio volontario? Nessuna ! e se tu Stato lo giustifichi per me ne sei complice !!!!!!!!

Tante parole sono state spese inutilmente, specialmente in concomitanza del 25 novembre, tanti bei propositi, tante battaglie perse ancora prima di cominciarle!

Ma io, la mia famiglia, tutte le vittime (e sono tante) dopo 30 anni siamo al punto di partenza, anzi abbiamo perso il treno. Anche se sono passati 30 anni dalla mia tragedia, anche se vi sono state battaglie mia vinte, parole non ascoltate, anche se siamo famigliari vittime non ascoltati, vittime dimenticate, io quel treno lo aspetto, un treno pieno di speranza, di diritti, un treno pieno di umanità, un treno pieno di rispetto della sacralità della vita, io ci credo e spero che qualcuno mi segua perché è difficile abituarsi alla mancanza di una persona cara, di una figlia".  [Gigliola Bono]