Enzimi super Eroi | Scoperto l’enzima capace di fermare le metastasi del tumore al seno

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Se, da sempre,  è vero che Il tumore al seno è la neoplasia più frequente del sesso femminile, a causa della formazione di cellule che  crescono in maniera  incontrollata all’interno della ghiandola mammaria, da oggi, è altrettanto vero che  recenti studi scientifici hanno aperto la strada a nuovi  terapeutici, tutto ciò grazie  alla ricerca.

Quello che è noto è che non sono ancora ben conosciute le cause di questa malattia. Esistono, tuttavia, diversi fattori di rischio: l’età (la maggior parte dei casi viene diagnosticata in donne con più di 50 anni), la prima gravidanza dopo i 30 anni, il menarca prima dei 12 anni, la nulliparità, la menopausa tardiva e la familiarità. Circa il 10% delle pazienti (soprattutto giovani) malate di cancro ha più di un parente malato. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che un uso eccessivo di estrogeni aumenta il rischio di sviluppare la neoplasia.

Ulteriori fattori di rischio includono il sovrappeso, l’obesità, la sedentarietà, l’abuso di alcol, il fumo e la dieta povera di frutta e verdura. L’obiettivo principale è quello di giungere ad una diagnosi precoce mediante l’osservazione periodica del seno. Il primo segno a cui prestare attenzione è un aumento della consistenza legato alla presenza di noduli. Da non sottovalutare poi le piccole rientranze della cute, le secrezioni sierose o ematiche, le lesioni eczematose e l’ingrossamento dei linfonodi sotto l’ascella.

Le metastasi rappresentano la principale causa di morte correlata al carcinoma mammario. In uno nuovo studio, tuttavia, è stato dimostrato che le metastasi polmonari si stabiliscono presto durante la genesi del tumore e che un componente essenziale nella formazione delle stesse è la MMP9. Si tratta della metalloproteinasi 9, ovvero un enzima che favorisce la migrazione, l’invasione e la formazione di colonie di cellule cancerose.

L’inibizione della MMP9 attraverso un anticorpo monoclonale, non solo ha impedito la formazione di metastasi polmonari, ma ha anche migliorato la risposta immunitaria attraverso l’attivazione delle cellule T citotossiche del sistema immunitario attorno ai focolai metastatici.

fonte ilgiornale.it

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