Il settore culturale dimenticato ai tempi del Covid

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La musica fa parte della nostra vita, al punto da esserne protagonista sempre, nella gioia e nel dolore. Di questo ne siamo tutti più o meno consapevoli.
Immaginiamo per un attimo che la musica sia una persona fisica.

Ha i suoi anni, è sopravvissuta a tanti dolori e alle perdite dei suoi cari, ma nonostante tutto ha un animo generosissimo, fa di cognome Cultura .
Cultura Era una nobile famiglia che ha mantenuto l’indole filantropica intatta nel tempo.
E’ sempre in prima linea quando si tratta di raccogliere fondi per una giusta causa, dai terremoti, agli ospedali, Cultura è lì, presente, che raccoglie e devolve.

Cultura è colei che apre le manifestazioni di gioia più belle.
La musica infonde nei nostri cuori lo spirito di appartenenza ad una nazione, ha il potere di farci piangere e ridere, ci porta all’altare come un buon padre di famiglia, viene a fare jogging con noi, ci fa compagnia tra gli scaffali del supermercato mentre facciamo la spesa. E’la colonna sonora dei momenti da ricordare, da dimenticare, delle estati al mare, è colei che ci ricorda che il tempo trascorre inesorabile e, come nessuno, sa anticipare le mode e cavalcarle.

Benissimo, tutto molto bello, direte, ma l’emozione non sempre si traduce in attenzione.
Allora, proviamo a ricordare ancora una volta che la Musica fa di cognome Cultura, soprattutto dà sostentamento continuo e costante a milioni di persone. Il settore delle imprese culturali genera infatti l’1,7% del fatturato complessivo italiano.
Niente, anche di fronte a questo dato, interesse non pervenuto.
Allora parliamo di soldi, quanto rende la musica in termini economici?
Se sommiamo gli ultimi dati disponibili sul mercato globale di discografia, diritto d’autore, concerti e strumenti musicali si ottiene una cifra, calcolata per difetto, che ruota intorno ai 69 miliardi di dollari! Considerando lo stesso perimetro, in Italia il valore complessivo del comparto raggiunge gli 1,4 miliardi di euro.

Nel 2016 il Sistema Produttivo Culturale e Creativo in Italia ha sfiorato i 90 miliardi di euro, ovvero il 6% del PIL e occupato circa di 1,5 milioni di persone- Ha un indotto sul resto dell’economia altissimo.
E allora? Perché nessuno ne parla? Perché vengono ricordate tutte, ma proprio tutte le categorie economiche e la Musica e la sua famiglia, Cultura, vengono sempre saltate a piè pari?
Di cosa vivremo dopo il Covid, se non sarà possibile, per chissà quanto tempo, fare eventi Live e riaprire i teatri?
Di cosa stanno vivendo tutti i musicisti bloccati a casa e tutti gli operatori in campo culturale, che non sempre hanno un fondo pensionistico o diritti d’autore milionari?
Cosa dobbiamo fare per essere ascoltati? Per favore, ascoltateci!
Tiziano Ferro da Los Angeles, ospite da Fazio nella puntata del 12 aprile u.s., con educazione e determinazione ha provato a lanciare un appello a favore proprio di questo argomento.

In quel momento, tutti ci siamo ritrovati nelle parole di Tiziano e abbiamo sperato in un colpo di attenzione e di scena. Anzi, abbiamo immaginato un tripudio di applausi e di sguardi sul tema. Macché…Immediatamente zittito dallo stesso Fazio, forse preoccupato che si desse la colpa a qualcuno di questo attuale governo nell’assenza assordante di risposte concrete, lo stesso Ferro è sembrato intimidito, quasi preoccupato delle conseguenze del suo breve intervento!
Certo, Fazio non ha nulla di cui preoccuparsi, perché il suo contratto Rai e il suo stipendio di oltre 2.2. mln di euro annui, lo mettono al sicuro da ogni rischio, difficoltà e al riparo da qualunque crisi globale.
Può fregarsene beatamente di tutto il resto.
Il conduttore, così come tanti altri d’altronde, non suona, non canta, non danza, non devolve nulla a nessuno, e trascorre il suo tempo in bilico costante tra ‘ mi dà fastidio tutto’ e ‘non me ne frega niente di niente’ .
Noi però che siamo gli altri, gli altri, di cui parlava Tiziano Ferro, che non sappiamo come faremo a vivere se non possiamo riprendere a lavorare a causa del Covid, dobbiamo pretendere attenzione e risposte.
Personalmente scrivo alle nostre istituzioni, busso, rompo le scatole, provoco e dovremmo farlo tutti noi ogni giorno, perché la musica non continui ad essere l’ “oggetto” più rubato al mondo, il più dimenticato dai politici di ogni genere , che inizia quando finisce il discorso”, perché questa volta potrebbe non suonare mai più.

di Paola Palma

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