Tra natura e fede. Viaggio sui cammini della spiritualità di Antonio Tarallo

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I cammini in Europa hanno un’origine antica. In comune hanno tutti una cosa: ci aiutano a ritrovare noi stessi.

“Sono allarmato quando capita che ho camminato un paio di chilometri nei boschi solo con il corpo, senza arrivarci anche con lo spirito.” Parola dello scrittore Henry David Thoreau, nel suo celeberrimo libro “Camminare”,  del 1862. Il libro è una raccolta di pensieri elaborati da Thoreau durante le sue lunghe escursioni solitarie nella natura selvaggia.

Una sorta di vademecum per chi vuole immergersi nella Natura. Libro che esprime il desiderio, proprio di Thoreau, di inoltrarsi nella foresta per allontanarsi da tutto ciò che caratterizza la vita in società, e arrivare là dove non c’è nulla di contaminato dall’uomo: solo la Natura e il proprio sé, il proprio Io, la voce più intima dell’anima.

Anche noi, come Thoreau, molte volte siamo ricercatori di tutto ciò. Molte, si sa, sono le persone che proprio approfittando del periodo estivo di vacanza, decidono di intraprendere – per svariate ragioni – un “cammino”, un personale percorso tra la Natura incontaminata. Possiamo anche definirla una “vacanza alternativa”, se vogliamo. Certamente lusso, divertimenti, hotel blasonati con ogni comfort hanno poco a che fare con una simile esperienza.

La ricchezza è in altro, quell’ “invisibile agli occhi” caro al Piccolo Principe. Nel mondo sono famosi diversi “cammini” che ogni anno registrano una maggiore frequenza, forse perché – sempre più – il bisogno del silenzio, dell’ascolto di sé (e dunque, di Dio) si sta facendo impellente. Indubbiamente, il percorso più famoso (e anche il più antico) rimane il famigerato “Cammino di Santiago de Compostela”.

Il cammino di Santiago de Compostela
Anche questo – come un po’ quasi tutti i cammini – ha origine nel Medioevo. Il lungo percorso è lo stesso che i pellegrini del Medioevo intraprendevano, attraverso la Francia e la Spagna, per raggiungere il santuario di Santiago de Compostela, presso cui ci sarebbe la tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore. È una rotta percorsa ininterrottamente fin dal IX secolo, epoca a cui risale la scoperta della tomba di San Giacomo il Maggiore, uno tra i più intimi degli apostoli di Gesù.
La tradizione ci parla dell’apparizione di una stella su un campo presso un colle chiamato Libredòn, che indicò ad un eremita del tempo il luogo ove giacevano, dimenticate da secoli, le reliquie del santo. Da tutto ciò deriva il nome della città: Santiago (contrattura iberica di San Giacomo) de Compostela (del campus stellae) a ricordo di quella stella che, come la cometa guidò i Magi a Betlemme, indico a Pelayo (l’eremita) il luogo del sepolcro.
Il cosiddetto Cammino Francese, è quello che parte dalla città di Saint-Jean Pied de Port, sul versante francese dei Pirenei, attraversa le regioni di Navarra, La Rioja, Castiglia, Léon e la Galizia. Il percorso è lungo circa 800 km ed è tradizionalmente suddiviso in 25 tappe circa, disposte lungo terreni generalmente sterrati tra boschi ed altipiani.
Le città e i borghi attraversati da questo cammino, hanno una ricchezza artistica e culturale immensa; si passerà da Pamplona, Logrono, Burgos, Leòn, Astorga. E’ questo il percorso più frequentato e più organizzato: ogni 25 km circa si trovano lungo la strada gli ostelli per i pellegrini, dove poter mangiare e dormire a prezzi bassissimi.
Per percorrere questo cammino non è necessario essere esperti camminatori: le tappe di questo cammino infatti sono indicativamente tutte in piano. Un’avventura, insomma, a cui – prima o poi – un po’ tutti siamo chiamati. Un’esperienza da raccontare a nipoti, e a figli, sicuramente.

Via Francigena

Il pellegrinaggio a Roma, per far visita alla tomba dell’apostolo Pietro, era nel Medioevo una delle tre “peregrinationes maiores”, insieme alla visita alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. Il nome “Francigena” sta a indicare la via o le vie che “dalla Terra dei Franchi” consentivano ai pellegrini d’oltralpe di giungere a Roma.

L’ingresso in Italia presso i valichi alpini portava i pellegrini lungo le strade consolari e sull’Appia, per giungere a Roma in preghiera, ma in seguito alla diffusione del “diario di Sigerico”, i pellegrini cominciarono a ripercorrerne le tappe svolte dal vescovo di Canterbury, nominato nel 990 da Papa Giovanni XV. In questo diario, Sigerico racconta 80 località da lui attraversate da Canterbury fino a Roma, per ricevere l’investitura.

Da questo diario, nasce il cammino della via francigena.  Il tragitto originario, quello da Canterbury a Roma, era di 1600 chilometri. Era un vero e proprio atto di fiducia in Dio, visto la pericolosità del percorso, visto che esponeva i pellegrini a ogni sorta di pericolo, ad animali feroci, o alle intemperie.  Oggi, è un po’ tutto diverso. Naturalmente, non si corrono più i pericoli di un tempo e percorrere la via Francigena è piuttosto l’occasione per un rinnovato rapporto con la Natura, con sé stessi, con Dio.

E’ un perdersi per ritrovarsi. Un viaggio che procede dai pascoli valdostani ai campi arati del Piemonte, dalle acque del Po alle colline dell’Emilia passando dalle salite della Toscana alle discese senesi e ai laghi laziali fino alla città della tomba dell’apostolo Pietro, Roma.


Cammino di San Benedetto

Da poco abbiamo festeggiato il famoso santo così legato al Medioevo, San Benedetto. Alla sua figura è legato uno dei cammini più affascinanti d’Italia e d’Europa, “Il cammino di San Benedetto”. Il cammino si estende per 300 km, attraversando il cuore dell’Italia. Si muove dall’Umbria, percorre tutto il Lazio e giunge vicino al confine con la Campania.
Un itinerario di 16 tappe sulle tracce di san Benedetto da Norcia, che unisce i tre più importanti luoghi benedettini: Norcia, suo luogo natale; Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri; e Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita. In questo “paradiso terrestre”, scrisse la Regola. Ci muoveremo per zone prevalentemente montuose, caratteristiche dell’Italia centrale. Norcia, posta ai piedi dei monti Sibillini, amata dagli appassionati di trekking e dai naturalisti.
Superiamo la città e arriviamo nella famosa Cascia, terra di Santa Rita, la “Santa degli impossibili”, per poi giungere a Roccaporena, dove Rita nacque. Da questo luogo, passiamo ai Monti Reatini, a Poggio Bustone, luogo che custodisce importanti memorie francescane.
E poi, Rieti, città papale. Passiamo poi, per Rocca Sinibalda e Castel di Tora sul tranquillo e pittoresco lago del Turano. Fulcro di tutto il cammino, rimane Subiaco, fondamentale nell’esperienza benedettina. Subiaco, delizioso connubio tra storia, fede e arte. Nel Sacro Speco operarono alcuni tra i maggiori artisti del Trecento, e vi fu pellegrino anche San Francesco d’Assisi. Punto finale di tutto il cammino, l’abbazia di Montecassino, casa madre dell’Ordine benedettino. Ricco, poliedrico, il cammino di San Benedetto, dove si intreccia Natura e Arte, silenzio e contemplazione, alternato al rumoroso silenzio dei personaggi illustri che l’hanno percorso.

di Antonio Tarallo (autore su sanfrancescopatronoditalia.it)

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