Attendiamoci per amare di più!

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Oggi raccontiamo l’associazione “Attendiamoci” attraverso la voce di Don Valerio Chiovaro, fondatore di questa bella realtà.

Quand’è che si riconosce un buon percorso? Quando nonostante gli innumerevoli passi, le strade, le fatiche e gli incontri, si ha ancora la voglia di camminare e scoprire, mantenendo la fresca curiosità giovanile, tenendo sempre aperto quel canale del dare e ricevere che come goccia d’acqua, scava montagne altissime per poi creare sorgenti pulite d’acqua viva. La storia di Attendiamoci è questa: un’associazione che a Settembre festeggerà il 20° anno di attività all’insegna di una meta ben precisa: “cambiare il mondo”. Uno slogan se vogliamo forte nella sua semplicità, ma straordinariamente reale nei fatti. Partendo dalla realtà calabrese di Reggio Calabria nel lontano 2001, Don Valerio Chiovaro insieme a quattro studenti universitari Giuseppe Falcone, Giovanni Mazza, Domenico Paino e Alfredo Pudano, sono arrivati all’oggi del 2021 con costanza e perseveranza, convertendo parabole di una società complicata in una missione che coinvolge giovani e non, con il riutilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata, percorsi di formazione e valorizzazione personale in un periodo nel quale è sempre più difficile trovare il proprio spazio nel mondo.
Non è quindi per caso o per fortuna che si arriva a festeggiare una meta del genere, la radice di partenza deve essere buona, genuina, capace di donarsi senza adagiarsi entro i propri confini; deve essere paziente e speranzosa che gli alberi portino nuovi frutti e con essi nuovi semi, così come è accaduto con l’apertura dei centri Attendiamoci a Milano, Pavia, Roma e Siena. Anche se ci vuole ancora qualche mese per spegnere le candeline della torta e festeggiare l’atteso compleanno, abbiamo contattato Don Valerio rivolgendogli qualche domanda.

Vent’anni al servizio dei giovani e non solo: quanto è cambiata la missione dell’associazione dagli inizi o come si è adattata agli anni che sono trascorsi?

Venti anni – negli anni 2000 – sono tanti! Giusto per capirci: quando siamo nati il telefonino pesava 500 grammi e per mandare un sms ci si doveva svenare; per non parlare nella fatica necessaria per digitarlo…si faceva prima col piccione viaggiatore! La connessione continua, la interconnessione globale, i flussi migratori, la mobilità veloce ed economica sono solo alcune svolte che hanno cambiato la “Teoria della Mente”, le modalità di apprendimento e di interpretazione del vissuto di tutti noi, cioè. Certo, la ragione per cui Attendiamoci è nata – cambiare il mondo a partire dalla prevenzione del disagio giovanile e dal potenziamento delle risorse personali – è immutata, essendo cambiate soltanto le modalità per stare vicini ai giovani.
Ad oggi, dopo un intenso lavoro di ripensamento e “incarnazione”, ed anche alla luce dell’Agenda 2030 dell’ONU e del Patto Educativo Globale voluto da papa Francesco, abbiamo pensato di ridisegnare i contorni della nostra missione educativa: elaborare ed implementare modelli, metodologie, strumenti, spazi educativi che permettano di far maturare la consapevolezza, le conoscenze, le abilità e le competenze per una riconversione sostenibile delle pratiche personali, sociali ed economiche nel complesso contesto contemporaneo.
Tutto ciò secondo la visione che abbiamo maturato: essere un’associazione di volontariato che vuole re-istituire la sostenibilità attraverso un approccio educativo armonico che sia a favore della piena umanizzazione della persona.
Attendiamoci (tra le altre cose significa “mettere tenda”) è nata per adattarsi, o meglio per incarnarsi; per essere tenda di ristoro anche nelle situazioni difficili. E poi, tra i vari cambiamenti uno di gran conto è che Attendiamoci ha un nuovo vulcanico presidente: Demetrio Maltese, socio da oltre quindici anni durante i quali ha ricoperto diversi ruoli all’interno dell’associazione.

Dai giovanissimi alle fasce più adulte non è sempre così facile, specialmente in un periodo forte come questo, trasmettere il messaggio espresso anche nel logo ovvero diventare come una “tenda sempre aperta” che accoglie e rilascia quasi fosse una camera di trasformazione: come si traduce tutto questo sul piano professionale in base ai percorsi formativi offerti e alle attività svolte?

Si traduce nella centralità della persona; nel creare “senso di casa” (noi diciamo “casalità”); nel restituire significato alle relazioni; nella imprescindibile necessità che i nostri “attendati” hanno nel prendersi cura dell’altro, in particolare dei giovani; nell’idea della sostenibilità intesa come equilibrio dinamico entro il quale fare la propria parte. Questo attraverso tutto ciò che viviamo, tradotto ed interpretato in chiave educativa: la gestione di beni confiscati in giro per l’Italia; i percorsi formativi diversificati per età; le esperienze di vita comunitaria che proponiamo a scadenza continua; i nostri laboratori di pasticceria, falegnameria, design; i musical, ecc. Il cuore è il cuore: metterci cuore in ciò che si fa, senza dimenticare la testa. Fissare bene i paletti della tenda; stendere bene i teli e mai dimenticare di svettare verso l’alto.

La piattaforma web dell’associazione è come una valigia piena di diversi scomparti. Durante la pandemia e le varie fasi di chiusura quali soluzioni avete trovato per continuare le attività?

In questo periodo pandemico, tra le altre cose, abbiamo curato: lo studio; “In diretta con” (una serie di incontri/interviste online con personalità di riferimento in diversi ambiti); la “rinascita” della nostra casa editrice Edizioni Attendiamoci, con la quale abbiamo appena pubblicato due libri: “L’amore non sia ipocrita. Spunti educativi per la comunità educante” con prefazione del Cardinale Scola e “Dove cielo e terra si baciano”, con prefazione di S.B. Pierbattista Pizzaballa, che è una rivisitazione poetica dei pellegrinaggi in Terra Santa; ancora, pubblicheremo a breve “In diretta con. L’educazione tra generazioni in tempo di lockdown” con le interviste a Giuliano Amato, Antonio Calabrò, Sabino Cassese, Carlo Cottarelli, Ferruccio de Bortoli, Alberto Forchielli, Maria Latella, Enrico Letta, Mariangela Pira, Marina Puricelli e Michele Fenoglio, Angelo Scola, Gianmario Verona, Guglielmo Verdirame, Stefano Zamagni. E poi Radio Attendiamoci. Non sono mancate le occasioni per portare un po’ di viveri in giro e, per quanto sia stato possibile, abbiamo cercato di condividere spazi e momenti di intensa riflessione e programmazione. I cammini formativi non si sono mai interrotti, seppur in modalità online. Tra le altre cose abbiamo avuto la possibilità di scrivere e vincere un progetto sulla innovazione educativa con il Dipartimento per le Politiche della Famiglia… partiremo a breve.

Quante cose può ancora fare la grande famiglia di Attendiamoci o quali mete future si è prefissata?

Chi ama non finisce mai, ci sono giorni intensi da vivere donando, ricevendo, ridonando. La bussola indica la via; il cuore muove i passi; la mente vede ciò che è vicino e intravede, forte della speranza, ciò che è all’orizzonte. Ma sempre dietro questa linea immaginaria ci attende un impensabile, un impossibile, uno svolgimento di qualcosa che si intravede solo come miraggio. In altre parole, per cambiare il mondo bisogna camminare al passo del futuro, quindi con l’audacia e la determinazione (a volte folle) dei giovani. Di quei giovani che hanno vinto la noia e che sanno far bussare il cuore oltre ogni tic toc. Se proprio una meta la dobbiamo immaginare, mi piacerebbe che il prossimo anno (il nostro ventennio) possa vedere la concretizzazione di un segnale forte; di una presa di coscienza collettiva della necessità di dedicare tempo, competenze e cuore alla educazione… ma non dico di più: l’orizzonte non è la linea che vediamo all’infinito, ma l’Infinito che, con la sua capacità di stupirci, ci viene incontro. E noi ci fidiamo!

Per saperne di Più
Sito Web  www.attendiamoci.it
Sito Donazioni Regolari www.cipermettidi.it
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Canale YouTube www.youtube.com/attendiamoci
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