VOGLIO ESSERE QUELLA DONNA CHE COMBATTE PER FAR SI’ CHE AI DISABILI VENGANO CONCESSE LE STESSE OPPORTUNITA’ DEI NORMODOTATI.
Per San Valentino siamo abituati a parlare di quell’amore romantico che coinvolge solo due persone, la nostra redazione ha scelto, con questa intervista ad Anna Adamo, di ricordarne uno ancora più importante: quello per la propria vita in qualunque momento e condizione. Solo amando e rispettando noi stessi possiamo essere di aiuto al nostro prossimo. Anna questo prova a ricordarcelo ogni giorno con il suo sorriso, il suo animo gentile e, perché no, anche con la sua testardaggine nel portare avanti le sue battaglie per sostenere i diritti delle persone disabili.
Ho voluto intervistarla alla Camera dei Deputati dove qualche giorno fa ha presentato il suo libro “la Disabilità non è un limite”.
Parlaci di te:
Ho 23 anni e a causa della mia tanto frenetica vita, vivo tra Scafati (SA) e Roma.
Sono una studentessa di Giurisprudenza prossima alla laurea. Mi piacerebbe molto diventare magistrato. Ho tante passioni, ma due sono quelle alla quali cerco di dedicarmi con costanza: la scrittura e la politica.
Cosa ti ha spinto a scrivere “La Disabilità non è un Limite?” Di cosa parla il tuo libro?
Purtroppo di disabilità si parla poco e, le poche volte in cui lo si fa, avviene in maniera errata, favorendo la diffusione di informazioni che non rispecchiano la vita di una persona disabile. Perché, mancano le testimonianze dirette. La disabilità non è un Limite nasce proprio con l’intento di offrire una testimonianza diretta e far comprendere di cosa realmente necessitano le persone disabili. “La Disabilità non è un Limite” racconta la mia storia, gli episodi più brutti e quelli più belli della mia vita, attraverso i quali intendo far capire che la disabilità è solo negli occhi di chi guarda.
Ti occupi di disabilità anche da un punto di vista politico e sociale. Quali sono i tuoi progetti? Cosa ritieni che si dovrebbe fare per i disabili da un punto di vista politico e sociale?
Mi piacerebbe dar vita ad una proposta di legge che porti il mio nome. Per i disabili da un punto di vista politico e sociale si dovrebbe fare davvero tanto, a cominciare dal considerarli una priorità e non un qualcosa di secondario. Bisognerebbe offrire loro opportunità che permettano di mettersi in gioco e dimostrare quanto valgano. Perché, è vero che le persone con disabilità non possono fare qualcosa, ma è altrettanto vero che il non poter fare qualcosa non significhi non poter fare tutto. È doveroso offrire ai disabili opportunità di inclusione sociale. Penso ad esempio allo sport, che dovrebbe essere un diritto e non un lusso.
Recentemente hai partecipato a Miss Italia. Perché lo hai fatto? Qual è il messaggio che hai voluto lanciare?
Avrei voluto partecipare a Miss Italia anni fa, ma quando si avvicinava il momento di recarmi nel luogo in cui si sarebbe tenuto il casting, presa dallo sconforto, mi tiravo indietro e non mi ci recavo più.
La scorsa estate, però, ho finalmente tirato fuori il coraggio e mi ci sono recata.
Appena arrivata, ho subito comunicato alla collaboratrice di non essermi presentata per essere ammessa in gara e partecipare, perché so che se lo avessi fatto avrei messo in difficoltà la giuria e probabilmente sarei anche potuta passare per quella che vuole suscitare compassione negli altri. Ma, no, io non voglio tutto questo. Voglio essere trattata come tutte le altre persone. Voglio essere quella donna che combatte per far sì che ai disabili vengono concesse le stesse opportunità dei normodotati. Le ho detto che avrei voluto prender parte alla serata per dimostrare che la disabilità non è un limite. E per chiedere soprattutto a Patrizia Mirigliani di ammettere in gara anche ragazze con qualsiasi tipo di disabilità, comprese le ragazze in carrozzina. Perché la bellezza non risiede solo in un corpo perfetto. Ci sono imperfezioni di una bellezza indescrivibile e noi persone disabili, soprattutto se donne, sappiamo dimostrarlo benissimo, bisogna solo metterci alla prova. Ho ribadito che non bisogna vergognarsi del proprio corpo, anche quando quest’ultimo non rispecchia i canoni di perfezione richiesti dalla società in cui viviamo. La vera bellezza consiste anche nello stare bene con se stessi. In quanto, se non ci amiamo, come possiamo pretendere che gli altri ci amino?
Spero che il mio messaggio possa arrivare quanto prima a Patrizia Mirigliani e che quest’ultima possa realmente prendere in considerazione l’idea di ammettere al concorso ragazze con qualsiasi tipo di disabilità.
Noi persone disabili esistiamo, è ora che i normodotati si rassegnino a tutto ciò e inizino a concederci le loro stesse opportunità.
Spesso sento parlare delle persone disabili come se fossero degli eroi. La cosa mi fa arrabbiare più di quanto si possa immaginare, perché le persone disabili non sono degli eroi. Non bisogna trattarli come se fossero speciali ho diversi, loro vogliono semplicemente alle stesse opportunità dei normodotati, nulla di più. Io in televisione, da qualche tempo a questa parte, vedo modelle disabili, ma si tratta di ragazze che hanno una forma di disabilità lieve e conducono una vita al 99% normale. Non ho mai visto una modella che deambuli con le stampelle o sia in carrozzina. Perché bisogna fare differenze anche riguardo il tipo di disabilità? Questa non è assolutamente una cosa giusta! È ora che il mondo dello spettacolo dia vita ad una vera rivoluzione, eliminando quelli che fino ad ora sono stati i canoni da loro richiesti. Non è giusto che una persona, semplicemente perché disabile, debba rinunciare al sogno di lavorare nel mondo dello spettacolo, se lo desidera. Ho intrapreso anche questa battaglia, non per me che nella vita ho deciso di svolgere una professione la quale non ha nulla a che fare con il mondo dello spettacolo, ma per tutte le ragazze disabili che sognano il mondo dello spettacolo, ma non possono accedervi e non hanno il coraggio di far sentire la propria voce.
Gli organizzatori entusiasti del messaggio che avrei voluto lanciare, decisero a mia insaputa di farmi indossare la corona di Miss Italia e sfilare. Il loro gesto mi ha resa davvero felice, perché l’ho visto come di buon auspicio, un modo per dire che forse tra qualche tempo vedremo su quella passerella anche ragazze disabili e probabilmente una futura Miss Italia potrà essere una ragazza con disabilità.