FATTORE BETA | SPECIALE FESTA DEL CINEMA | La Zona di interesse

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Di Olocausto se ne è parlato tanto e, giustamente, non si smette mai di parlarne.

Il tema è stato affrontato in mille modi da altrettanti registi che hanno per lo più fornito la fotografia dei campi di concentramento al loro interno, le modalità appunto sono state molteplici a volte addirittura romantiche come fece Il nostro Roberto Benigni con La Vita è bella che gli valse ben due Oscar nel 1999.

Jonathan Glazer invece affronta il dramma da un altro punto di vista e soprattutto da una “zona di interesse” molto particolare.

Il film, in uscita il prossimo gennaio, racconta l’orrore attraverso una lente bucolica rappresentata dalla dimora del primo comandante nazista del campo dì concentramento di Auschwitz. In questa villetta, che confina direttamente con il lager, la famiglia dell’ Oberfuhrer Höss vive una vita spensierata dove, mentre i bambini giocano con i fiori e si coltiva l’orto, si produce il miele, la madre sfoggia, senza ritegno alcuno, le pellicce provenienti dai bottini delle famiglie ebree deportate, come se questi fossero un obolo dovuto.

Per tutta la durata del film non si vede una stella gialla, ne’ una tortura mentre si odono urla costanti e colpi di pistola, sparati per uccidere e punire, che rimbombano tra il cinguettio degli uccellini.

La capacità registica e narrativa di Glazer sta nel rappresentare un dramma e la sua insostenibile pesantezza che per tutta la durata del film schiaccia inesorabilmente lo spettatore senza mostrare alcunché di effettivamente raccapricciante.

È tutto un gioco di contrasti: il giardino fiorito scompare a mano a mano che la cinepresa punta verso la parte alta del muro di cinta oltre il quale svetta la torre del più tristemente famoso lager nazista. Tavole imbandite di ogni bontà si percepiscono in totale contrasto con ciò che avviene intorno al perimetro della casa.

Una famiglia da Mulino Bianco trascorre i giorni di festa tra bagni in piscina e ricche grigliate totalmente indifferente alle nubi nere che sfregiano il cielo estivo e che presumibilmente sono il segno di cadaveri inceneriti nei forni crematori.

Tutti sullo schermo sorridono e si divertono mentre in sala la percezione del male è profonda e inarrestabile. La storia effettiva sembra quasi irrilevante rispetto allo svolgimento della vita quotidiana della famiglia Höss che vive, mangia, gioca, va a scuola e dorme come se niente di ciò che accade a ridosso della sua recinzione fosse esistente.

Solo la figlia più grande, pur sempre bambina, percepisce una stortura nei lampi che squarciano la notte scrutata dalla finestra, tanto che il padre, cosciente, la sorveglia e riporta tra le coltri cercando di addormentarla raccontandole favole.

La purezza dell’infanzia viene suggerita attraverso un sogno, descritto in negativo, dove una bambina porta della frutta di nascosto oltre la recinzione del campo: eccola la generosità dell’innocenza che non comprende il male messo in atto dagli adulti per quanto cari possano essere. Il culmine dell’amoralità è tracciato dalla moglie di Höss che alla notizia di un possibile trasferimento in Germania, impone al marito, uno spietato comandante delle SS che al cospetto della famiglia si comporta appunto con una dolcezza che rasenta la follia, di non abbandonare la villetta dei sogni.

Ciò che per qualcuno rappresenta ancora oggi la tragedia, per altri non è che il sogno avveratosi di una vita. La dualità del mondo: i due lati della stessa medaglia, la lotta senza fine tra bene e male, tutto questo e molto di più nell’ennesimo film sullo sterminio di un popolo che ancora oggi è argomento di una tristissima attualità.

About Post Author

Roberta Beta

Roberta Beta è diventata personaggio pubblico nel 2000 grazie alla sua partecipazione alla prima edizione del padre di tutti i reality show IL GRANDE FRATELLO. È giornalista, speaker radiofonica e opinionista televisiva. Cos'è Fattore Beta? https://bit.ly/3LngFd4
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